Divieto di terapie ormonali e interventi chirurgici per il cambio di sesso di minori fino a 18 anni. Questo prevede un disegno di legge, già approvato dalla Camera e Senato del Wyoming che – una volta divenuto legge a tutti gli effetti se non sarà posto, come si auspica, alcun veto entro quindici giorni da parte del governatore repubblicano Mark Gordon – si prepara ad annoverare anche questo stato tra gli oltre 20 stati che vietano le medesime pratiche medico-chirurgiche destinate ai minori che credono di essere nati nel corpo sbagliato. Tale disegno di legge prevede inoltre, per il personale sanitario che ne violi l’applicazione, la sospensione o la revoca della licenza professionale.

Questo disegno di legge si deve soprattutto alla detransitioner Chloe Cole, a quanto da lei sperimentato sulla propria pelle e che ancora non si stanca di testimoniare per mettere in guardia gli adolescenti dall’odio verso il proprio corpo e dalle lusinghe dell’ideologia Lgbtq+. La stessa, infatti, a 12 anni ha presunto di essere nata nel corpo sbagliato; a 13 anni ha fatto coming outcon i genitori e ha cominciato ad assumere farmaci bloccanti la pubertà e testosterone e a soli 15 anni ha subito una doppia mastectomia. Non trascorre neanche un anno e a 16 anni comprende l’inganno in cui è caduta, avallato da un sistema sanitario ideologizzato, per cui decide di tornare indietro, non senza pagarne le conseguenze sul piano della salute fisica e psicologica che tale riappropriazione del Sé sempre comporta.

D’altra parte è ormai noto che i bloccanti e gli interventi chirurgici per la transizione di genere possano provocare compromissioni psicologiche gravi e danni fisici seri e permanenti, tra i quali malattie cardiovascolari, perdita di densità ossea, cancro, ictus e coaguli di sangue, infertilità e suicidio.

Eppure la firma della legge da parte del governatore è tutt’altro che scontata. A oggi nel Wyoming vige il divieto per i maschi di competere in gare sportive femminili, un provvedimento che non è stato sottoscritto a suo tempo da Gordon, che lo definì «draconiano». Recentemente, sempre senza la sua firma, è stato però comunque approvato un altro provvedimento significativo nel contrasto all’ideologia di genere che preclude l’indottrinamento Lgbtq+ nelle scuole, ribadendo che la decisione relativa alla partecipazione o meno da parte dei minori a corsi in materia spetti in primo luogo ai genitori, non ai loro figli. Ciò fa dunque ben sperare che l’iter di questa legge sul divieto di somministrazione di bloccanti e di prescrizione di interventi chirurgici per il cambio di sesso dei minori si concluda positivamente.

Fonte: ProVita e Famiglia

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