«L’importante nella vita non è fare qualcosa, ma nascere e lasciarsi amare». È questo il leitmotiv – come si legge sulla lapide della sua tomba al Verano – della vita di Chiara Corbella Petrillo, nata al cielo il 13 giugno 2012 e di cui il prossimo 21 giugno si chiude la fase diocesana del processo di beatificazione. Quel giorno, infatti, – alle ore 12 – nella Basilica di San Giovanni in Laterano si terrà il rito presieduto da monsignor Baldo Reina, vescovo vice gerente della Diocesi di Roma.

Ed è proprio dalla testimonianza – che ripercorreremo brevemente nelle prossime righe – della vita di Chiara Corbella Petrillo, spesa per custodire la vita con determinazione e perfetta letizia anche nella prova, che trae ispirazione e linfa la missione di Pro Vita e Famiglia, quest’ultima nata nell’estate del 2012, quando – appunto – fu fondata “Pro Vita”. Lo scorso 8 maggio, invece, proprio nel nome della mamma romana, è stata inaugurata  “La Casa di Chiara”, un’abitazione a Roma dedicata a «ospitare e assistere, gratuitamente, famiglie e donne che affrontano gravidanze con patologie prenatali che compromettano la salute del bimbo in grembo e/o della madre, e per questo necessitino di terapie ospedaliere specialistiche e operazioni chirurgiche intrauterine». Tali madri che vivono una gravidanza particolarmente difficile sono così accolte con la loro famiglia e supportate sul piano medico, psicologico e spirituale, affinché riscoprano nonostante le difficoltà la bellezza della loro maternità.  

Ma, appunto, perché la vita di Chiara è stata ed è così luminosa e di esempio? Ripercorriamola: Chiara è una donna e una madre di grande fede. Sa bene che i figli non sono suoi, ma di Colui che dona loro la vita e che compito dei genitori è custodirli sin dalla prima culla, il grembo materno. Così Chiara non si perde d’animo quando alla primogenita diagnosticano un’anencefalia e le preannunciano una ‘incompatibilità con la vita’. Il diritto alla vita della figlia per Chiara e suo marito Enrico è fuori discussione. Maria Grazia Letizia vivrà circa mezz’ora e queste sono le parole della sua mamma: «Il momento in cui l’ho vista è un momento che non dimenticherò maiSe avessi abortito non penso che potrei ricordare il giorno dell’aborto come un giorno di festa, un giorno in cui mi fossi liberata di qualcosa. Sarebbe stato un momento che avrei cercato di dimenticare, un momento di sofferenza grande. Il giorno della nascita di Maria invece lo potrò ricordare come uno dei più belli della mia vita. Quello che voglio dire alle mamme che hanno perso dei bambini è questo: noi siamo state mamme, abbiamo avuto questo dono. Non conta il tempo: un mese, due mesi, poche ore, conta il fatto che abbiamo avuto questo dono, e non è una cosa che si può dimenticare».

Trascorrono alcuni mesi e Chiara rimane nuovamente incinta, ma Davide Giovanni manifesta gravi malformazioni, per cui il secondogenito raggiungerà la sorellina in cielo a neanche un’ora dalla nascita. Quando alla terza gravidanza il figlio Francesco è sano sarà la sua mamma ad ammalarsi gravemente a causa di un tumore particolarmente aggressivo. Anche in questo caso Chiara, procedendo sempre all’insegna delle ‘3P’ (Piccoli Passi Possibili), non esita a scegliere il bene più grande e ritarda le cure chemioterapiche perché il suo piccolo possa nascere. Francesco nasce il 30 maggio 2011, Chiara morirà l’anno seguente in odore di santità.

Fonte: ProVita e Famiglia

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