«Oh, niente! È solo un ometto a cui sono fedele», replica Antoine de Saint-Exupéry a chi gli chiede conto dell’ossessione di disegnare ovunque – su fogli di carta, bordi di quotidiani e tovaglioli – quel bambino coi capelli arruffati e la sciarpa penzolante al collo protagonista de Il piccolo principe. A 80 anni dalla pubblicazione del celebre racconto nel 1943 e a circa altrettanti dalla morte del suo autore nel 1944 esce L’Aviatore e il Piccolo Principe, una biografia per immagini con i testi di Paola Ancillotto, le illustrazioni poetiche di Maria Distefano e la grafica di Carmen Perin (Fede e Cultura, pp. 64).

Si tratta di un racconto per immagini della vita del grande scrittore e pilota che comincia dalla fine, ossia dal ritrovamento, il 7 settembre 1998, di un braccialetto con l’incisione dei nomi di Antoine e Consuelo. Due anni dopo nelle acque a sud di Marsiglia viene ritrovato anche il relitto sommerso del suo aereo Lockheed P-38 Lightning. Attraverso una sequenza di flashback vengono così ripercorsi i momenti salienti della vita avventurosa, intensa e votata al sacrificio di sé del coraggioso pilota; affiorano esperienze e aneliti che ne hanno plasmato l’immaginazione, quali la scoperta di cieli infiniti, il deserto, il silenzio, la sofferenza, la solitudine, i cicloni, l’amore per Consuelo, la tensione verso l’azione, la lotta per la libertà contro tutte le dittature, l’abbattimento di limiti e confini all’insegna di una fraternità universale.

Ha soltanto sei anni Antoine quando comprende di non avere il talento adeguato nel disegno per diventare pittore. Egli, che «a cavalcioni, sulle forti spalle del papà, per la prima volta aveva provato l’ebbrezza di guardare il mondo dall’alto», coltiva così nel cuore il desiderio di diventare pilota. Il suo naso all’insù lo sospinge a innalzare lo sguardo al cielo con aria sognante e nel contempo gli vale il soprannome di ‘Pizzicaluna’. All’età di dodici anni Antoine vola per la prima volta. Tra il 1926 e il l929 è in Africa del Nord in qualità di direttore dello scalo di Cap Juby, pronto a supportare i piloti in panne nel deserto della Mauritania. «Da quel momento, il Piccolo Principe sarà al suo fianco e con lui viaggerà, tra stelle e pianeti, per conoscere gli uomini, per capire cos’è l’amicizia, per cercare la cosa più importante, l’amore». L’amore per la scrittrice aristocratica Louise lo delude, mentre quello autentico per Consuelo lo accompagna per tutta la vita.

Il 30 dicembre 1935 de Saint-Exupéry precipita nel deserto tra la Libia e l’Egitto. Cammina per tre giorni nel deserto insieme al suo meccanico senza poter bere una goccia d’acqua finché i due vengono soccorsi da una carovana di beduini. L’amore nel volto del fratello si scorge con maggiore difficile nei campi di guerra, dove orrore e morte la fanno da padroni. Eppure egli, dopo la tragedia della guerra, fa tornare il sorriso ai bambini di Napoli lanciando loro elicotteri di carta dalla finestra del suo albergo. Nel 1944 compie voli di ricognizione fotografica nei cieli di Alghero a caccia di avamposti e depositi nazisti. Il 31 luglio del 1944 alle 10:45 l’aereo del pilota e scrittore, mentre sorvola la Baia degli Angeli a largo di Saint-Raphael, scompare improvvisamente dai radar alleati. Soltanto nel 2008 Horst Rippert confessa di aver abbattuto l’aereo dello scrittore francese. 

Raffrontando costantemente la vita di Antoine de Saint-Exupéry con quella della sua ‘creatura’, il Piccolo Principe, tale racconto invita il lettore a uno sguardo più attento e profondo sulla realtà, quello del cuore, che è il solo in grado di cogliere l’Invisibile e di rivolgersi al Padre con tale preghiera: «Aiutami a far fronte il meglio possibile all’immediato e a riconoscere l’ora presente come la più importante…Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana

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