«Signore, tu devi avere aspetto regale. È questo che la gente vuole vedere. Nel mondo bisogna imporsi con la presenza e io ho preparato tutto come si addice a un Re». Così si esprime l’apostolo che tradirà il Maestro in Io sono Giuda (Ares 2023, pp. 123), sceneggiatura di un mediometraggio disponibile su YouTube scritta da Giampiero Pizzol sulla scorta dell’Evangelo di Maria Valtorta, per la regia di Andrea Carabelli, che è anche interprete del protagonista.

Girato tra Matera e Milano nell’estate del 2021, «il film è la rappresentazione dell’amicizia che Gesù stabilisce con Giuda. E insieme a lui con ogni uomo che Lo incontra. Da vivo e da risorto. Giuda è prima di tutto colui che tradisce un amico, anzi l’Amico. Un amico che comprende tutto dell’essere umano: le sue fragilità, le sue incomprensioni, le sue passioni malate, il suo egoismo. E come amico gli chiede solamente di riconoscere il suo male e di starGli vicino. Ma anche di fronte a un’amicizia certa, stabile e sicura si può retrocedere, non abbandonarsi, non fidarsi», sottolinea Carabelli nell’introduzione.

 Giuda vive di contraddizioni, manifesta un amore fragile, immaturo e irruento per Gesù, è «un vino giovane che trabocca e spacca gli otri con violenza», per dirla con le parole della Valtorta, la quale lo presenta come l’unico tra gli apostoli che non è stato chiamato, che si autopropone al Maestro perché «sogna il Regno di Dio» in forza delle sue competenze.

Nel tratteggiarne la figura, Carabelli rileva infatti che Giuda si proclama capace di «fare affari, creare rapporti coi romani e garantire stabilità economica e protezione al gruppo»; è un perfetto «businessman» in competizione costante con gli altri apostoli che non smette di invidiare. Inoltre è «perfettamente inserito nella mentalità del suo tempo: tutto il popolo ebraico aspettava un avvenimento miracoloso, qualcosa di eccezionale che avrebbe realizzato la giustizia nel mondo, ma quando Gesù gli propone un’altra strada, la Sua strada, Giuda non accetta. A Giuda manca l’umiltà di riconoscere chi solo può salvare la vita. La decisione di togliersi la vita è frutto del crollo del suo progetto e dell’esplicitarsi in lui del germe del peccato: sarete come Dio», osserva ancora il suo interprete.

Per questo motivo Giuda non desidera il perdono divino: è questo il peccato imperdonabile di un cuore ostinato che si condanna così a rimanere da solo nelle tenebre. «Sogna gloria e onore e di far cadere a terra quelli che accusavano Gesù. Far piovere fiamme dal cielo!». Perciò non accetta l’idea di un Dio umile e umiliato, esclamando: «“Bella figura abbiamo fatto. Dottrina, guarigioni e nient’altro!”». Finge di preoccuparsi dell’onore del Maestro, senza però curarsi del proprio, dal momento che viene sorpreso tra l’altro mentre esce ubriaco da un bordello, stando a quanto racconta la Valtorta.

Nella drammaturgia di Pizzol, Gesù gli ricorda: «“lo ti insegno la via per divenire come dio e tu ti abbassi a voler essere un misero ministro di uno Stato. Coltivi pensieri di grandezza umana e amicizie che giudichi utili a questa grandezza. Ma il Sinedrio non ti ama, come non ama me». Ma Giuda rimane fermo sulle proprie convinzioni. Allora le parole del Maestro si fanno più esplicite e dirette: «“Tu non mi vuoi seguire mi vuoi guidare. Il mio potere si arresta alla soglia della tua anima, della tua libertà”»; la libertà di fare del male a Lui e dunque anche a se stesso.

Negli ultimi dialoghi si constata come più il cuore del peccatore rimane indurito nella propria ostinazione, più la misericordia di Cristo senza limiti cerca con ogni sguardo e mezzo di spezzarne le catene affinché ritorni a Lui: «“Giuda credimi, Dio ti ama e attende solo il tuo volere per fare di te la gemma della Redenzione, la preda più grande strappata al nemico. Giuda è stato il mio più grande dolore e per lui io sarò misericordia fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo bacio”».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana

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