Si è appena concluso il “Festival De Genere” tenutosi a Cesenatico dal 3 al 5 ottobre scorsi, una rassegna di incontri ed eventi organizzata con il sostegno della Regione Emilia Romagna e dello stesso comune di Cesenatico per parlare esplicitamente – il nome, lo si capisce, è tutto un programma – l’ideologia gender.
Cosa ancor più grave, però, è che all’iniziativa, e in special modo alle attività laboratoriali previste, sono stati invitati a partecipare attivamente anche i ragazzi di alcune scuole del territorio, in particolare gli studenti del Liceo “Leonardo da Vinci” di Cesenatico e del Liceo “Marie Curie” di Savignano sul Rubicone e – cosa peggiore- persino una scuola elementare di Villamarina. Ancora una volta vengono dunque coinvolti i minori, dietro il consueto mantra dell’inclusione e della prevenzione della ‘violenza di genere’, specialmente contro le donne. Tutto condivisibile, se non foss – appunto – per certi “dettagli” arcobaleno, che svelano l’ideologia dell’iniziativa ma soprattutto sono l’ennesima conferma di quanto sia urgente e necessario approvare al più presto il disegno di legge sul consenso informato preventivo per i genitori, in discussione proprio in questi giorni in Parlamento.
Teologia Queer, femminismo e musica Lgbt
Tra gli eventi in salsa gender proposti al Festival segnaliamo in particolare un incontro con la pastora valdese Daniela Di Carlo sul tema: “Un mondo per tutte e tutti: la teologia queer”, nel corso del quale la stessa ha presentato questa cosiddetta “teologia”, che di fatto traspone sul piano teologico le istanze transfemministe sulla fluidità dell’identità. E questo chiaramente fondandosi su un approccio volto a superare il binarismo sessuale. Eppure il “maschio e femmina li creò” della Genesi ci sembra inequivocabile e non capiamo dove ci possa essere spazio a interpretazioni diverse.
Allo stesso modo in un’altra conferenza sul tema “Donne nella Bibbia e nella storia della Chiesa: una questione di genere” la teologa Adriana Valerio, cavalcando la solita critica al patriarcato tanto in voga nel mainstream dominante, ha proposto una “lettura femminista” della Bibbia sulla base di presunte affermazioni “patriarcali” presenti nelle Scritture, a parer nostro estrapolate e strumentalizzate senza tener conto del contesto biblico, del genere letterario e del metodo adeguato per una corretta esegesi della Scrittura che non può prescindere dalla Tradizione della Chiesa stessa. Tra i vari eventi, poi, anche la ricercatrice Francesca Brugnola ha offerto la sua riflessione sulle leadership religiose femminili nell’Islam, dichiarando esplicitamente di muoversi in un quadro di cosiddetto «femminismo intersezionale» e di studi di genere.
Tra le attività proposte ai più piccoli a partire dai 5 anni, poi, vi è stato il laboratorio “L’acchiappasogni” promosso dalla libreria indipendente Cartamarea con «letture accompagnate da esercizi di consapevolezza e laboratorio creativo», tenuto da chi – si legge nelle bio – ha dedicato la propria vita professionale «a educazione, inclusione e valorizzazione dei talenti di ogni bambin*». Basti soffermarsi sull’asterisco per evincere chiaramente ancora una volta la matrice ideologica di quanto veicolato (nel programma, ad un evento conclusivo, si leggeva persino di una «merenda a tema curata da student*»). Come se non bastasse, poi, ecco il il primo coro LGBTQIA+ nato nel 2008 a Bologna – dal nome Kosmos – che riunisce una trentina di cantori da tutto il Paese, «uniti dal desiderio di fare musica insieme e dare voce alla comunità LGBTQIA+» e che ha debuttato al famigerato Cassero, sede nazionale dell’Arcigay.
L’azione di Pro Vita & Famiglia
Venuti a conoscenza del progetto “Insieme contro la Violenza – Genere e GenerAzioni 2025/2026” nel quale rientra lo stesso “Festival De Genere”, e soprattutto del fatto che i loro figli fossero stati invitati a tali attività, per quanto in orario extrascolastico, molti genitori hanno prontamente segnalato l’iniziativa a Pro Vita & Famiglia che si è subito attivata chiedendo chiarimenti nel merito attraverso l’invio di una Pec ai dirigenti scolastici delle tre scuole aderenti e chidendo di vigilare sul caso all’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna e al Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Nello specifico sono state richieste ulteriori delucidazioni rispetto ai criteri in base ai quali sarebbero stati selezionati tali interventi; come si intende garantire che risorse e spazi pubblici siano effettivamente utilizzati per contrastare la violenza contro le donne, e non per diffondere prospettive di parte che rischiano di strumentalizzare il tema e infine come si intende garantire che l’invito rivolto alle scuole a coinvolgere la partecipazione di alunni minorenni al Festival de Genere non includa la promozione delle attività e dei contenuti dello stesso Festival caratterizzati in senso ideologico e politico.
Nella missiva inviata, la onlus ha inoltre richiamato l’articolo 2 del Protocollo addizionale alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, il quale garantisce il diritto dei genitori a che l’istruzione e l’insegnamento rispettino le loro «convinzioni religiose e filosofiche». Nel merito dei contenuti proposti, che si evincono chiaramente dagli stessi titoli inequivocabili scelti per i vari incontri, la stessa onlus ha fatto notare che «negare la strutturale differenziazione sessuale tra uomini e donne, sia come imprinting biologico che nelle sue numerose estrinsecazioni anche in termini attitudinali e relazionali, non aiuta in nessun modo a superare i fattori determinanti fenomeni ed episodi di violenza, ma rischia anzi, al contrario, di alimentarli. Infatti – ha specificato Pro Vita & Famiglia – non riconoscere la differenza uomo-donna può favorire dinamiche di narcisismo patologico e intolleranza alla frustrazione, fattori di rischio riconosciuti per la violenza in generale e per quella contro le donne in particolare».