Nell’assurda pratica della transizione di genere per i minori i bloccanti della pubertà sono pericolosi e portano danni spesso anche gravi oltre che irreparabili. Su tale allarme sono tanti gli studi, i casi clinici, le testimonianze e ora arrivano ulteriori conferme, in particolare da Stati Uniti e dal Cile. Da una ricerca americana, infatti, giungono dei risultati secondo i quali i bloccanti della pubertà sono molto pericolosi per la salute di chi li assume, in particolare per l’emergere del cancro, mentre ulteriori contromisure vengono prese anche in Cile per vietarne i finanziamenti nella prossima legge di bilancio del Paese.
Lo studio sul cancro ai testicoli
Uno studio recente condotto congiuntamente dai ricercatori dei Dipartimenti di Patologia, Urologia e Chirurgia Plastica della Grossman School of Medicine di New York dimostra che l’uso di farmaci bloccanti della pubertà e degli ormoni del sesso opposto aumenta negli uomini il rischio di cancro ai testicoli: su 458 maschi, dopo un trattamento a lungo termine con bloccanti della pubertà e ormoni del sesso opposto, si è registrato infatti, alla luce dell’indagine sulle alterazioni genetiche e istologiche, un tasso di probabilità di sviluppare un cancro ai testicoli 26,5 volte superiore rispetto a quello rilevato comunemente. Infatti, relativamente ai pazienti che hanno intrapreso il percorso di transizione di genere, l’incidenza annuale dell’insorgenza delle neoplasie legata al quinquennio di monitoraggio – dal 1 gennaio 2018 al 1 agosto 2023 – è stata di 159 casi su 100.000, laddove il rapporto del National Cancer Institute rispetto alla popolazione annuale in esame era di soli 6 pazienti su 100.000.
Stop ai finanziamenti in Cile
Se ci spostiamo in Cile, invece, possiamo dare conto della notizia arrivata lo scorso 20 novembre, quando i senatori della Camera alta del congresso bicamerale del Cile hanno votato (con 22 voti favorevoli e 19 contrari) per lo stop a qualsiasi stanziamento di fondi per i bloccanti la pubertà e gli ormoni del sesso opposto nel prossimo bilancio del Ministero della Salute, respingendo così il tentativo annullare un veto simile, arrivato da parte dei deputati della Camera bassa. «I cileni non avevano idea che i dottori prescrivessero liberamente questi farmaci al primo appuntamento a bambini vulnerabili e mentalmente in difficoltà, che andavano a trovarli con i loro genitori terrorizzati, ai quali era stato detto: “Trasforma tuo figlio in un trans o si suiciderà”», ha affermato la giornalista d’inchiesta Sabine Drysdale sul quotidiano nazionale BíoBío. «Pochissime persone sapevano che questi farmaci avrebbero trasformato bambini sani in giovani sterili, in menopausa e anorgasmici; in adulti affetti da osteoporosi, malattie metaboliche e altre gravi condizioni di salute che riducono la qualità e la durata delle loro vite. Non se ne è parlato», ha denunciato ancora la stessa reporter, evidenziando le tragiche ricadute sulla pelle dei minori che ne stavano scaturendo. «Meno di un anno fa pochissimi conoscevano il PAIG [un programma del governo cileno] che promuove la transizione sociale nei bambini di appena tre anni o indirizza bambini di appena nove anni a trattamenti ormonali. Tutti negavano l’esistenza di interventi di riassegnazione del sesso per i minori. Nessuno sapeva che i genitori venivano molestati, pressati e perseguiti per aver “resistito” o “dubitato” di questi interventi», ha dichiarato anche il portavoce di Agrupación Kairós, associazione di genitori di minori con disforia di genere.
Un esempio per l’Italia
Lo studio scientifico sopracitato e la decisione politica dello stop ai finanziamenti per una medicalizzazione a vita sulla pelle dei minori costituiscono senza dubbio altri segnali positivi che arrivano d’Oltreoceano e che testimoniano una graduale inversione di rotta riguardo alla somministrazione di tali farmaci. Un campanello d’allarme arrivato anche in Italia, seppur piuttosto in sordina sui media mainstream, se pensiamo allo scandalo dell’ospedale Careggi di Firenze, ove senza l’adeguata assistenza di psicoterapeuti specializzati veniva somministrata la Triptorellina, in barba agli stessi protocolli del Comitato di Bioetica e dell’Aifa. Il tutto, lo sappiamo, va a discapito della salute dei giovani, come abbiamo avuto modo di ascoltare dalla storia di Luka Hein – la detransitioner invitata nel nostro Paese da Pro Vita & Famiglia lo scorso ottobre – sulla quale hanno sperimentato e taciuto colpevolmente i medici americani, come ella stessa ha raccontato, ripercorrendo la sua drammatica vicenda personale. Pertanto, come ha dichiarato Maria Rachele Ruiu, portavoce della onlus, «alla politica si chiede di tutelare la salute dei minori impedendo che possano essere sottoposti a trattamenti medici per alterare il loro normale sviluppo puberale in una fase della vita in cui non hanno piena consapevolezza di ciò che sono e saranno e alla luce dei dati scientifici secondo cui, col naturale procedere dello sviluppo, la quasi totalità delle presunte disforie di genere in minori si riassorbe in una sana e serena identificazione nel proprio sesso biologico».