“La Laudato si’ di Papa Francesco è una pietra miliare nella riflessione sulla sostenibilità”. Con queste parole il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana ha aperto i lavori di CO2 Free, un importante forum all’Augustinianum sulla sostenibilità tra comunicazione e innovazione a partire dall’enciclica di Bergoglio. Gli ha fatto subito eco il sindaco di Roma Virginia Raggi nel suo saluto istituzionale: “Chi legge l’enciclica non può non essere d’accordo con tutto quanto vi è scritto. È responsabilità di tutti curare la nostra ‘casa comune’ e favorire l’inclusione sociale per camminare insieme, amministratori e cittadini, verso uno sviluppo sostenibile”. Uno sviluppo che si sta già realizzando oltretevere. “Abbiamo avviato un progetto per uno Stato a emissioni 0”, afferma mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede. “La scelta del rispetto dell’ambiente l’abbiamo avviata da subito come Segreteria della Comunicazione sin dalla scelta del colore degli armadi di colore grigio per ottenere un risparmio del 37% sul sistema d’illuminazione; abbiamo poi scelto soluzioni di media-alta efficienza con moduli closed loop per dissipare il calore e favorire il raffreddamento”. Evidenziando le opportunità green colte dalla Santa Sede, mons. Viganò ha annunciato che il Vaticano dismetterà gli impianti di trasmissione in onde medie, smantellando la grande antenna sulla torre costruita da Leone XIII, mentre ha già ridotto gli spazi attraverso la virtualizzazione, inserendo nello spazio fisico limitato di un solo server ben 100 macchine virtualizzate”. E sulla Laudato si’ lo spin doctor del Papa precisa: “È molto più di un’enciclica green, in quanto lo sviluppo del creato e quello umano vanno insieme”.
“L’industria dell’auto cambierà negli prossimi 5 anni più di quanto non sia cambiata negli ultimi 50 anni”. Nel solco di questa citazione di Mary Borra, AD di General Motors, Karl-Thomas Neumann, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Opel Group, ha rilevato che “la propulsione del futuro è elettrica”. In tema di smart mobility, la nuova Opel Ampera-E è infatti campione di autonomia con i suoi 520 km con un ricarica completa di energia elettrica. “Il futuro già in parte presente consiste – ha proseguito Neumann – nel garantire un’interazione tra veicoli sempre connessi. D’altra parte la mobilità personale non implica il possesso di un’auto, anche perché nel futuro conteranno solo i chilometri percorsi, soprattutto quando i robo-taxi domineranno le strade”. Tale categoria dell’innovability open è stata particolarmente approfondita da Ernesto Ciorra, Direttore di Innovazione e Sostenibilità di Enel: “Occorre crescere sul piano del progresso per creare un mondo migliore, garantendo sostenibilità economica, ambientale e sociale. Anche perché chi non innova muore. Bisogna andare alla ricerca delle migliori menti, quelle che non innovano per soldi, ma per lasciare qualcosa di sé ai posteri”. Di qui l’impegno costante di Enel nel testare nuove tecnologie in termini di smart energy soprattutto nei paesi in via di sviluppo, allo scopo di riprodurle successivamente nei paesi sviluppati cambiando il proprio modello di business. “Siamo presenti in 38 paesi e siamo il più grande leader in materia di energia rinnovabile negli USA, in quanto collaboriamo con università, centri di ricerca e altre grandi aziende, accettando l’autonomia dei nostri interlocutori, in un clima di opening innovation, creando cioè comunità a pari livello in un rapporto di dialettica continua che ci induce a rimetterci costantemente in discussione proprio grazie alla relazione con gli altri”. A supporto della sua tesi Ciorra racconta l’esperienza di Enel con la comunità cilena che abita nei pressi del Lago del Neltume, le cui acque sono considerate sacre. Di qui la scelta di Enel di evitare di stabilire una centrale in quel luogo, preferendo piuttosto formare gli indigeni locali a un impiego proficuo di pannelli fotovoltaici, in modo da creare valori sostenibili nel tempo. “Il nostro obiettivo è arrivare al 2050 totalmente carbon neutrality”, ha sottolineato ancora Ciorra, mentre ha rilevato con soddisfazione che a oggi “Enel vede un’auto elettrica parcheggiata e in carica per quello che è sostanzialmente: una batteria con le ruote che in Danimarca rende alla rete elettrica 1600 euro l’anno”. Insomma la mission di Enel in materia di sostenibilità, naturalmente preoccupata di conciliare i propri valori con il profitto degli azionisti, può dunque condensarsi in una citazione del poeta mendicante Lorenzo Mullon: “Un giorno sapremo abbracciare il cielo senza restare a mani vuote”.
Pertanto “in ambiente o si vince tutti insieme o si perde tutti insieme”, ha esclamato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. “Al prossimo G7 si parlerà di politiche di sostenibilità per aumentare la competitività sul mercato. Probabilmente la leadership la prenderà la Cina dal punto di vista economico, ma occorre pensare una strategia comune, altrimenti parleremo di come restituire il ‘debito ambientale’ a quei popoli cui l’abbiamo tolto”. Infatti al tema della sostenibilità ambientale sono strettamente connessi le diseguaglianze, la mancanza di cibo e gli stessi fenomeni migratori.
“La rete sta trasformando moltissime dimensioni della nostra vita. Basti pensare all’uso diffuso di guardare il traffico in tempo reale mediante Google Maps”. Così Carlo Ratti, docente del MIT a Boston, racconta le nuove frontiere della mobilità sostenibile che ha reso “il veicolo stesso quasi come un computer su ruote”. Ne è testimone il successo di Uber che, contro ogni previsione, a San Francesco, ha portato la condivisione della mobilità al 50%. “Crediamo in Dio, ma anche in chi porta dei dati!”. Con ironia e lungimiranza Ratti si focalizza sul futuro alle porte: “Se poi aggiungi dei sensori tridimensionali in modo da avere una mobilità autonoma, puoi chiamare la tua auto Uber semplicemente mediante l’app dedicata. Inoltre, se ogni veicolo sa dove vanno gli altri, elimini il tempo d’attesa agli incroci. Meno auto in circolazione significano anche meno traffico e meno parcheggi”. La mobilità sostenibile è pronta a viaggiare anche sulle acque. Infatti “tra i canali di Amsterdam e quelli di Venezia è in via di sperimentazione una specie di pedalò che si guida da solo”. Allo stesso modo Ratti riprende le ultime ricerche per un utilizzo proficuo dei droni “sia per misurare la qualità dell’aria, sia magari per guidare nella sede Mit gli studenti americani che non conoscano la via per raggiungerla”. E ancora egli ha sottolineato l’importanza dell’uso di microchip per seguire i rifiuti durante il processo di smaltimento, non semplicemente per un fine conoscitivo, bensì per generare prassi etiche all’insegna di una maggiore corresponsabilità sociale. Questa stessa esigenza ha indotto l’apparato delle comunicazioni vaticane, come ha ricordato Francesco Masci della Direzione Tecnologica della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, a ridurre le emissioni “da 5000 kg a 550 kg di CO2 al giorno solo per i data center e a favorire la dematerializzione, passando da 3 milioni a 1 milione di copie prodotte in formato cartaceo”.
La suora economista Alessandra Smerilli ha invece evidenziato come sia possibile anche una “finanza sostenibile, elaborando una ‘best in class’ per il proprio fondo di obbligazioni che elimini petrolio e azzardo perché, come afferma il padre dell’economia civile Antonio Genovesi: “Ogni economia che non è fondata su giustizia, virtù e onore distrugge se stessa”.
A rilevare l’altro risvolto della medaglia della mobilità sostenibile è stato Ennio Cascetta, Coordinatore della Struttura Tecnica di Missione del Ministero dei Trasporti, il quale ha affermato senza mezzi termini: “Le nostre città sono dalla mobilità insostenibile, soprattutto in termini di trasporto pubblico. Perciò ogni 100 persone abbiamo 57 auto, laddove nei paesi europei la media delle auto scende a 33. Tale modello di mobilità fa perdere tempo, salute e soldi. Se l’Italia rientrasse nella media europea risparmierebbe 1500 euro a famiglia”. D’altra parte egli sottolinea altresì che il governo ha stanziato 20 miliardi di euro proprio per implementare tale mobilità nelle aree metropolitane, anche perché “quando si dà offerta in più di qualità, la domanda dei cittadini è più che soddisfacente”.
Giancarlo Morandi ha raccontato ancora l’esperienza di Cobat maturata sul campo recuperando “17 milioni di batterie da avviare al riciclo e raccolti in 160000 punti d’Italia, nonostante le difficoltà di trattare il litio di cui sono costituite”. Questo perché “l’economia circolare non sia soltanto uno slogan”. Di qui Fabio Orecchini, Direttore del Dipartimento di Ingegneria della Sostenibilità dell’Università G. Marconi di Roma, ha ricordato la necessità di investire anche in altri vettori, quali l’idrogeno e il biometano, insieme all’esigenza di costituire “una ‘rete delle reti’ che, incrociando i diversi dati, ci consenta di occuparci trasversalmente di trasporti, mobilità, innovazione ed educazione”.
“Non c’è dubbio che tutto ruoti intorno all’urgenza di poter vivere bene tutti assieme”, ha detto mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, a conclusione del forum. “Davanti alla sfida ecologica c’è però quella antropologica. La prima ‘insostenibilità’ è stata la mela, se poi pensiamo al diluvio, è identico all’oggi. La possibilità del disastro universale si presenta allorquando l’uomo non serve il creato, ma vuole servirsene, mettendosi al posto del Creatore. E invece Dio affida all’alleanza tra l’uomo e la donna la custodia del creato per renderlo abitabile per tutti”.